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Harold che va nello spazio e lo disegna.

Quando nel maggio dello scorso anno Camelozampa ristampava Harold e la matita viola di Crockett Johnson, che mancava dagli scaffali delle librerie italiane da una ventina d’anni (il libro fu pubblicato da Einaudi nel formato tascabile di Einaudi Ragazzi con la traduzione di Giulio Lughi) e promise di portare nel nostro Paese anche le altre avventure del bambino con la matita viola, ho gioito.

Avrei potuto immergermi nelle storie disegnate e narrate da questo bambino meravigliato della vita!

Harold è un bambino che ha circa due anni e se ne va in giro per le pagine bianche del mondo a disegnarlo con una matita viola. Si disegna il mondo e il destino.

Mi affascina Harold perché è uno stupito del mondo. Attraversa la realtà determinandola e subendola. Lo spazio  vuoto della pagina bianca si riempie al suo passaggio grazie alla matita viola che a volte produce la realtà, altre risponde al volere del bambino creatore.

Nei libri che Johnson ha dedicato alle avventure di Harold si mischiano affascinantemente due piani. Da una parte, il linguaggio del picturebook, dove la parola, immagine e spazio della pagina dialogano tra loro e con il lettore, dall’altra le narrazioni di Harold, il bambino che vive le avventure che lui stesso crea che si muove in un mondo che sembra non conoscere e che è determinato dalla sua presenza e acquisisce senso grazie ad essa.

In Harold nello spazio, scritto e illustrato da Crockett Johnson, tradotto da Sara Saorin e editato da Camelozampa, questo bambino dalla tutina bianca e la testa tonda ci porta in giro tra i Pianeti. Come sempre i suoi viaggi nascono da una curiosità e da un bisogno, ai quali risponde disegnando ciò di cui necessita; la matita nelle sue mani è strumento di conoscenza del mondo e di salvezza ma anche oggetto indipendente dalla sua volontà. La matita desta stupore, crea meraviglia e mette in difficoltà. Questa volta Harold, dopo aver controllato che ci fosse la luna (avete notato che la luna è una costante nelle avventure di Harold?), va in cerca di un bicchiere d’acqua, ma non vede nulla.  Certo, era nel deserto e nel deserto non c’è nulla! Ed ecco anche perché aveva così tanta sete! Dopo aver risolto il problema, decide di andare sulla luna. Niente di più facile che trovare un razzo, uno dei tanti che il Governo ha lanciato nel deserto (stoccatina al governo degli Stati Uniti del Johnson fumettista della rivista Marxista  New Messes)!

Inizia così un viaggio avventuroso e strabiliante nello spazio. Lune che sono dischi volanti e strani pianeti su cui si atterra a testa in giù. Per fortuna che c’è un cartello che indica che siamo su Marte! Come saranno fatti i marziani? Lo accoglieranno? E se fossero ostili? Harold trova sempre una soluzione grazie alla sua matita viola. Messo in difficoltà il marziano ostile, scappa. Tornare a casa non sarà facile. Harold nello spazio è una storia che ha tutte le caratteristiche dell’avventura. Curiosità, viaggio, scoperta, autodeterminazione e casualità.

Come sempre Harold alla fine delle sue avventure torna a casa e si riappropria pienamente della capacita di autodeterminazione; se in Harold e la matita viola, disegna il letto con tanto di coperte sotto le quali s’infila, qui affamato,  si disegna un bel piatto fumante di latte e cereali, una sedia e si siede a mangiare.

Una piccola curiosità: sembra (ho trovato una sola fonte per questa informazione) che Crockett Johnson abbia dato a Harold una matita viola perché diceva che il viola <<è il colore dell’avventura>> .

Crockett Johnson, Harold nello spazio, traduzione di Sara Saorin, Camelozampa, 2021.

Se vuoi leggere l’articolo su Harold e la matita viola: https://storiegirandole.it/finalmente-torna-harold/

Se vuoi leggere l’articolo su La fiaba di Harold: https://storiegirandole.it/harold-che-si-disegna-il-mondo/

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