Non è facile parlare di Lupo Nero di Antoine Guilloppè edito da Camelozampa.
È notte. Ha nevicato. Un ragazzo attraversa un bosco (è un bosco o sono solo alcuni alberi? Fa differenza?), forse per tornare a casa. Due occhi lo guardano nascosti tra i rami. Un lupo (un lupo?). Il lupo segue il ragazzo. Inizia a nevicare. Una neve fitta. Il ragazzo allunga il passo, si mette a correre. Il lupo lo segue. Sembra voglia aggredirlo. Il finale è un colpo di scena, poetico. Tenero.
Ma Lupo nero è veramente soltanto questo? Quanti libri ci raccontano la paura e quanti ci invitano a guardare oltre le apparenze? Che cosa ha di straordinario Lupo nero, tanto da essere << Un capolavoro che da più di quindici anni viene utilizzato in tutto il mondo per percorsi multidisciplinari>> (dal Comunicato Stampa di La Chicca, ufficio stampa specializzato nella promozione di libri per bambini e ragazzi).
Ciò che è straordinario in questo picturebook senza parole è l’utilizzo del bianco e del nero per narrare. Ce lo aveva già raccontato Marina Petruzio, raffinata esperta di Picturebook, di colore e di tanto altro, in un articolo su Libri Calzelunghe: https://libricalzelunghe.it/2016/01/11/il-bianco-e-nero-nella-realta-apparente-di-antoine-guilloppe/
Antoine Guilloppé è un artista che ama usare il nero per raccontare storie. Lo usa con il bianco e non solo, e usa la carta (quella spessa e pastosa) per creare paesaggi attraverso l’intaglio.
In Lupo Nero l’utilizzo del bianco e del nero racconta più che la sequenza d’immagini.
In un paesaggio innevato, che cosa è bianco e che cosa è nero? Il buio può giocare scherzi ottici? E il sole?
Non possiamo guardare la realtà senza pregiudizi, soprattutto quando si parla di colore (l’ha ampiamente dimostrato Riccardo Falcinelli, ma lo sapevano già grandi pittori come Giotto o Michelangelo, per non parlare di Raffaello e Caravaggio).
I colori narrano, creano ambienti e ci emozionano.
Quando guardiamo il mondo, dicevo, abbiamo dei pregiudizi, è inevitabile. È un pregiudizio pensare che non sia così. Quello che possiamo fare, è esserne consapevoli e cercare, per quanto possibile, di cambiare lo sguardo.
È quello che ci insegna Guilloppé.
Che il paesaggio sia innevato, non ce lo narra solo il bianco bensì le orme che i due protagonisti lasciano. Che sia notte non ce lo racconta solo il cielo nero, ma la presenza di animali notturni. Questo perché la percezione dei colori, cambia. Con la luce e con la prospettiva.
Il ragazzo ha paura? Inizialmente non sembra. In realtà se guardiamo bene, il ragazzo non ha paura. Solo in un’illustrazione vediamo il suo sguardo allarmato e ciò che accadrà dopo ci spiegherà il perché. È lo sguardo che ci impone Guilloppé che racconta la paura. E non lo fa solo con il bianco e il nero, ma soprattutto con la prospettiva. Quell’arco di rami intricati inquadrati dal basso, che quasi ci fanno perdere l’equilibrio dandoci un senso di vertigine, racconta più di mille parole. Racconta lo sguardo e il suo inganno e la necessità di andare oltre.
Si ha la sensazione che con Lupo nero Antoine Guilloppé, più che narrare la paura, ci faccia vedere come sia facile ingannarci raccontando con il bianco, il nero e le inquadrature. È come se ci dicesse: “ Ehi, ma come, non eri tu quello o quella che non avevi pregiudizi e ora solo perché io ti faccio una copertina nera e ti metto la parola “lupo”, tu non vedi più?
Un libro veramente bello. Da proporre anche e soprattutto ai ragazzi della Secondaria, per dialogare su:
- Che cosa vediamo quando guardiamo?
- Quando guardiamo, vediamo ciò che c’è o ciò che il nostro modo di vedere (condizionato dalla cultura del colore e non solo) ci fa vedere?
- L’opical art, come suggerisce Marina Petruzio nel suo articolo (vedi link sopra)
- Il cinema e il montaggio.
- I colori e il loro significato.
Un libro straordinario per tutti i bambini e i ragazzi di ogni scuola e ogni età!
Antoine Guilloppé, Lupo Nero, Camelozampa, 2021