Avevo sentito parlare di Il gatto nella Mangiatoia di Michael Foreman (tradotto da Sara Saorin, edizioni Camelozampa, 2019), ma non mi era capitato di vederlo o di leggerlo, quando nel 2012 Camelozampa lo aveva editato la prima volta. Ora che lo hanno ristampato, non me lo sono lasciata scappare!
Delizioso, ironico, delicatamente irriverente, sarebbe piaciuto a Gesù da bambino, che immagino ridere al racconto della sua rocambolesca nascita (a tutti i bambini piace che gli si racconti come sono nati!).
Che siate credenti o meno, questa è la storia di una nascita! Sappiamo bene che tanti bambini nascono in situazioni poco confortevoli e privi di ogni assistenza. Così, si racconta, nacque Gesù che per chi crede è il Messia e Incarnazione di Dio o il penultimo dei Profeti (secondo quale sia la vostra fede). Per tutti è la storia di una nascita difficile, avvenuta durante una fuga a causa di persecuzioni.
Tuttavia tutto questo nella storia narrata da Michael Foreman, con parole e immagini, non c’è perché a raccontarla è un gatto al quale è capitato in sorte di essersi rintanato, in cerca di calore, proprio in quella stalla e proprio quella notte!
Ai gatti non importa da dove arrivi o se sei straniero o se sei Dio, a loro importa che tu non dia fastidio!
Con stizza, il felino ci racconta il suo disappunto nel dover condividere lo spazio con tutti quegli animali che arrivano a interrompere i suoi pisolini! Passi per le mucche, sopportiamo l’asino, abbozziamo per l’arrivo delle pecore, ma i cammelli proprio no!
<<I cammelli sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sono goffi come le mucche, ma hanno le zampe molto più grosse, sono irascibili, hanno l’alito cattivo e sputano. Ce n’erano tre.>>
Seccato dall’arrivo di animali e umani, il gatto capisce tuttavia che qual bambino ha qualcosa che ammutolisce tutti.
<< Poi tutto il tramestio si è interrotto. Il bambino non piangeva. C’era un gran silenzio…era come se il mondo intero trattenesse il respiro>>.
Bellissime le illustrazioni che vincono la non facile sfida di uno degli episodi più narrati dall’iconografia occidentale, perché forniscono uno sguardo diverso. Non c’è la Natività, dal punto di vista iconografico con le figure umane disposte frontali ma una nascita che porta stupore in chi guarda. E chi guarda, sono soprattutto animali. Tutti gli animali hanno lo sguardo puntato su bambino e i loro occhi mostrano meraviglia e interesse, come se fossero lì consapevolmente. Gli umani sono defilati rispetto alla moltitudine animale che sopraggiunge.
Molto belle sono le figure di Giuseppe e Maria, rappresentati come due giovani alle prese con un parto e con la necessità di scaldarsi, nulla più. Un solo indizio ci rivela che la nascita è un’epifania divina: la luce che emana il bambino.
Forse il finale lo avrei scritto diversamente. L’autore lascia intendere che il messaggio cristiano sia arrivato anche al gatto il quale quindi non caccia più i topi, da persona lontana dalla chiesa, ma profondamente legata alla disquisizione filosofica, la trovo una forzatura: i gatti sono felini e cacciatori di natura che senso ha che non cacci? O forse no… Forse Foreman, mi suggerisce un’amica, è ironico e ci lascia con questa provocazione. Interessante!!
Se volete leggere e dialogare su questo libro in classe in quest’ultima settimana prima delle vacanze natalizie, potreste riflettere proprio su questo, aprendo una discussione serena e anche divertente (l’ironia è un facilitatore della comunicazione fantastico!)
Oppure potreste giocare a immaginare storie famose (anche fiabe) raccontate da qualcuno che è lì per caso (Cappuccetto Rosso raccontato da un albero del bosco… tanto per fare un esempio). O ancora potreste confrontare la Natività illustrata da Foreman con alcune famose e analizzare somiglianze e differenze.
Buon lavoro e buone feste.
Michael Foreman, Il gatto nella mangiatoia, traduzione di Sara Saorin, Camelozampa, 2019 (prima edizione 2012)