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A noi basta la buca!

Porterei quest’albo in ogni formazione. Lo porterei nei corsi preparto e nei corsi per la sicurezza, lo metterei obbligatoriamente nella bibliografia per prepararsi al concorso di Dirigente Scolastico, nelle bibliografie degli esami universitari a Scienze dell’Educazione Primaria e in quelle dei concorsi per insegnati e infine anche in quelle di qualche esame di Pediatria.

Invece gli unici a leggere questo libro saranno i bambini (gli adulti sono troppo impegnati a fare cose serie!)! Proprio loro che sanno, anche se noi stiamo facendo di tutto per farglielo dimenticare! Sanno che al gioco non si possono porre limiti.

 La buca, dell’autrice svedese Emma AdBåge (Camelozampa 2020), racconta una storia alla quale, in diverse occasioni, ho assistito.

Nel cortile di una scuola, causa lavori, è rimasta una grossa buca. È fantastica perché

<<…nella Buca crescono arbusti, cespugli e ceppi e ci si può giocare. È piena di salite  e di discese…>>.

I bambini ne sono entusiasti e tutti i giorni giocano nella Buca (ma dovrei dice con la Buca).

La Buca offre mille stimoli, anfratti dove costruire capanne o nascondersi. Nella Buca c’è la Grande Radice, ormai consumata dalle volte che i bambini l’hanno usata per arrampicarsi.

<<I grandi odiano la Buca>> perché temono che i bambini si possano fare male. I bambini sono indifferenti ai rimbrotti e alle raccomandazioni dei grandi anche perché sanno benissimo che ci si può far male in qualsiasi modo.

I grandi disapprovano e stanno sul bordo della buca e cercano di proporre altri giochi.

<<A noi basta la buca>>, rispondono i bambini.

Poi accade che, con un banale pretesto, i grandi riescano a impedire ai bambini di giocare con la Buca. Non hanno fatto i conti con la loro determinazione e creatività.

Un libro bellissimo che racconta il diritto al gioco e alla selvatichezza e mette noi adulti di fronte alle nostre ipocrite e immotivate imposizioni.

L’autrice senza alcun filtro ci dice chiaramente che i nostri tentativi di proporre giochi sicuri sono patetici e che i bambini (per fortuna!) spesso si riprendono i loro spazi e ci guardano ostili (come fanno i protagonisti di questa storia) quando vogliamo impedire loro di giocare. Immersi nel loro gioco ignorano gli sguardi degli adulti. La storia è raccontata da uno dei bambini o bambine (tutti o quasi i bambini sono rappresentati senza caratteristiche di genere precise) con un linguaggio essenziale e realistico. È alla parte iconica che sono affidati i pensieri dell’autrice. È attraverso di essa che AdBåge ci racconta la folle gioia del gioco, dello scavare e del rotolarsi.

L’ostilità silenziosa (ma non sempre!) nei confronti di chi vuole con banali scuse impedire il gioco.

La noia infinita nei confronti di giochi imposti e sicuri.

È alle immagini che AdBåge affida ciò che i bambini ci stanno urlando: vogliamo giocare liberi e senza di voi! 

Come ho detto metterei questo libro obbligatorio in varie bibliografie universitarie e anche negli ambulatori pediatrici.

È a noi adulti che dovrebbe far pensare la figura un po’ dimessa e incapace di rispondere ai bambini della maestra Eva.

Eva, cresciuta nella cultura del pericolo e della sicurezza, adduce sciocche scuse alla voglia di gioco dei bambini.

Con grande fatica alcuni adulti, oggi, si sono messi in cammino per cercare di liberare i bambini dall’ossessione adulta della sicurezza (1). Fragili e paurosi spesso i nostri cuccioli non giocano con la terra o chiedono l’aiuto degli adulti per qualsiasi cosa, la qualcosa, sebbene indotta, rafforza la convinzione adulta che “è il bambino che lo vuole”.

Qualche tempo fa feci un piccolo sondaggio chiedendo ad alcuni perché anziché portare i bambini a scuola di (calcio, danza, nuoto, basket, pallacorda, golf e via andando), non li portassero semplicemente al parco. La risposta che mi lasciò senza fiato fu, in molti casi, perché si annoiano. Non si rendevano conto, quei grandi che i bambini si annoiano perché non sono più abituati a giocare a caso e con chiunque senza cercare il bambino conosciuto o il compagno di classe?

Cresciuto nel gioco etero guidato il bambino del XXI secolo non sa più giocare.

Sto esagerando (volutamente)!

Lo so bene CHE NON È (SEMPRE) COSI’

Io so, come lo sa l’autrice di La buca, che i bambini hanno una resilienza incredibile e i grandi possono togliergli tutte le buche che vogliono e metterli a giocare in una stanza imbottita, ma loro troveranno un piccolo foro o fessura nel pavimento attraverso la quale creare mondi magici.

Lorenzo Vascotto, sottolinea come sempre più negli ultimi anni si è insistito nel vedere l‘ambiente esterno come pericoloso, senza considerarne le opportunità e le occasioni di crescita (2)

Il rischio è solo uno degli elementi presenti nel gioco all’esterno.

Peraltro, insiste Vascotto  <<rischiare rappresenta un’esperienza di grandi benefici per la crescita>>. È importante gestire e conoscere il rischio e non eliminarlo.

L’ossessione della sicurezza, sulla quale sarebbe interessante soffermarsi maggiormente, ha portato negli ultimi anni, a togliere dalla vita dei bambini (ma non solo!) ogni ostacolo; persino le radici degli alberi sono diventate motivo per non portare i bambini in giardino.

I giardini pubblici sono liberati (sigh!) degli alberi e pavimentati con rivestimenti morbidi, via i sassi e le piante, via le scale, vietato arrampicarsi, correre e rotolare. Ogni peripezia é vissuta come pericolosa. I bambini nei parchi pubblici sono marcati stretti dai genitori che intervengono e giocano insieme al bambino, impedendo, di fatto, il rapporto tra pari.

Il rischio, sottolinea Vascotto, è un’esperienza formativa. Insomma <<Si devono correre pericoli per non essere in pericolo>>, come scrivevo in un mio articolo ormai più di tre anni fa (https://storiegirandole.it/400-2/).

In La buca, l’autrice mette ben in evidenza come il gioco libero e la selvatichezza, nutrano il bisogno del bambino di mettersi alla prova di inventare mondi immaginari e di crearsi relazioni fuori (https://libricalzelunghe.it/2016/02/23/fuori/) dal mondo adulto.

Riconsegniamo ai bambini il loro mondo selvatico e facciamo un passo indietro.

Emma AdBåge, La buca, traduzione di Samanta K.Milton Knowles, Camelozampa, 2020.

La buca ha vinto nel 2018 il prestigioso Premio August come Miglior libro per bambini e ragazzi dell’anno e il Premio dell’Associazione svedese dei commessi librai “Il tuo libro – La nostra scelta” 2018 e il Premio culturale “Piuma D’oro” – Barometern OskarshamnsTidningen 2019.

NOTE:

  1. strepitoso il lavoro portato avanti da L’Asilo nel Bosco (http://www.asilonelbosco.com/wp/ ) e da Giampiero Monaca (http://www.bimbisvegli.net/weblog/).
  2. Lorenzo Vascotto, Rischio, in AA VV Fuori, suggestioni nell’incontro tra educazione e natura, a cura di Monica Guerra, Franco Angeli, 2015.

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