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Berta che vuole solo disegnare.

Le ali di Berta di Sara Lundberg, traduzione di Maria Valeria D’Avino, editato da Orecchio Acerbo, è un libro che  racconta tanto.

Innanzitutto l’autrice è un’artista poliedrica che spazia dal teatro al cinema alla pittura. Svedese, ha studiato al Royal Academy of Fine Arts di Stoccolma e si è laureata al McDaniel College negli Stati Uniti, ha vinto molti premi in patria, le sue opere sono esposte in vari musei ed era tra gli artisti che alla Bologna Children’s Book Fair, nel 2013 rappresentavano la Svezia.

Le Ali di Berta è la sua prima opera per ragazzi. Lundberg ci ha lavorato per due anni, producendo un’opera straordinaria di più di cento pagine ognuna delle quali è un quadro in cui la narrazione delle parole e quella delle immagini raccontano potentemente la storia di Berta Hansson.
Un’opera poetica e una ricostruzione attendibile e fedele della vita, dei sentimenti e delle aspirazioni di dell’artista svedese, tratti dagli epistolari, dai diari, dalle sue opere pittoriche e dai sui disegni.
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Sara Lundberg ci racconta che sente di dovere gratitudine a Berta come a tutte quelle artiste misconosciute, che con le loro lotte per affermarsi hanno spianato la strada di tante donne.

Berta Hansson è nata lo stesso anno di mia nonna, il 1910. Mentre mia nonna nasceva in una famiglia della piccola borghesia lucchese, Berta Hansson nasce in una famiglia contadina nella Svezia centro-orientale.

Il suo destino è segnato: aiuterà a mandare avanti la fattoria di famiglia fino al matrimonio, dopo di che si occuperà della nuova casa. Lo studio non è una priorità quando la vita è dura e ogni paio di braccia è fondamentale, tanto più se quelle braccia sono femminili. Le bambine e le ragazze in Svezia, come nel resto del mondo, non hanno diritto a studiare. È solo tempo perso.

Berta fin da bambina sente che la sua vita è altrove. Cerca di evitare i lavori domestici nascondendosi tra i rami degli alberi dove si sente libera. Quando conduce le mucche al pascolo, si porta dietro il blocco degli schizzi e il carboncino.

<<Disegnare è la cosa che mi piace di più al mondo. E le mucche sono carine e tranquille.>>

La madre, gravemente malata di tubercolosi, spesso la tiene accanto a sé e Berta disegna e fa uccellini di argilla.

<<Io penso che tutte queste cose…tutto quello che faccio con le mie mani la tiene in vita. La fa stare meglio>>.

E deve pensarlo anche il padre se, quando sta con la madre, a volte, la lascia stare. Proprio lui che considera sciocchezze e perdita di tempo il disegnare e non ha nessuna intenzione di far studiare le figlie.

Berta cerca di ritagliarsi tempo e spazio tra i lavori della fattoria. Cerca l’argilla nel fosso dietro casa e ci fa piccoli uccellini blu, e sogna.

<< Da grande diventerò un’artista. Come Michelangelo. Ma non lo dico a nessuno. Perché fare l’artista non è un vero lavoro. Non è qualcosa che si può diventare. Specialmente se sei una ragazza. So che papà la pensa così>>.

La morte della madre la segna profondamente. Ha perso la sola persona che credesse in lei. È spezzata dentro. Fino al giorno in cui brucia la zuppa. Un atto voluto. Berta scappa via.

<< morirò…morirò se resto qui>>

Passa il tempo. Il padre capisce che quella figlia, così inetta nelle faccende domestiche, ha un sogno grande e un grandissimo talento e la lascia volare via.

<<…andrò via, non riesco a crederci!  Fa paura. Sono un po’ spaventata. Ma andrà tutto bene. Perché c’è un uccellino in me che ha bisogno di volare dove vuole…>>.

Le ali di Berta è un’opera bellissima  narrata con quadri potenti dai tratti ora espressionisti ora leggeri e quasi trasparenti. La natura, la faticosa vita di campagna, Betta che si rifugia sugli alberi, la malattia e la morte, i campi, la cucina nera di fuliggine e la parola poetica del sogno di Berta che Lundberg ci narra magnificamente.

Un libro importante e necessario che ci parla di sogni da inseguire, arte, bellezza ma anche molto e soprattutto di lavoro minorile e di condizione della donna.

È questo che fa la buona letteratura. Racconta la vita con parola poetica e immagini narranti. E raccontando, (in)segna e fa testimonianza.

Per questo Le ali di Berta è un libro importante che proporrei a bambini e ragazzi per provocare discussioni e sana rabbia.

Sara Lundberg, Le ali di Berta, traduzione di Maria Valeria D’Avino, postfazione di Alexandra Sundqvist, Orecchio Acerbo, 2021.

Le ali di Berta farà parte della mia Bibliografia per L’Agenda 2030 accanto a Gli zoccoli delle castagne di Barbara Ferraro (illustrazioni di Sonia MariaLuce Possentini, Read Red Road, 2020), con il quale vedo molte affinità.

Potete trovare questo libro (e tanti altri) al Giardino Incartato di Roma (Via del Pigneto, 303c.Tel:+390696045437;); Lo troverete anche sul sito. Sfogliate il catalogo online: https://www.ilgiardinoincartato.com/

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