dav

Finalmente torna Harold

Aspetto la ristampa di questo libro (Crockett Johnson, Harold e la matita viola, Traduzione di Sara Saorin, Camelozampa, 2020) da anni! Finalmente eccolo qua, tra le mie mani (sarà in libreria da Giovedì 14 maggio). Poterlo proporre e vederlo nel formato originale con copertina rigida è veramente una bellissima notizia (1)

Sono veramente tanti i motivi per proporre questo libro ai bambini e ai ragazzi (sì avete capito benissimo: ai ragazzi), ma andiamo con ordine.

Harold è un bambino di circa 1 anno (lo deduco dalla fisionomia e dall’abbigliamento, ma forse voi avrete un’altra opinione) che incontriamo già dalla prima pagina dopo le sguardie. Come un bimbo che si è impossessato di una matita e sta disegnando su ogni superficie libera, Harold “scarabocchia” la pagina con il titolo del libro, avanza imperterrito nelle altre pagine tracciando segni viola sulle parole.  

Dal nostro punto di vista, adulto, siamo convinti che Harold vada a caso. È veramente così?

 Una sera il nostro, decide di fare una passeggiata al chiaro di luna.


<<Ma la luna non c’era e ad Harold serviva una luna per fare una passeggiata al chiaro di luna>>

Harold quindi disegna con la sua matita viola, una luna e poi una strada (differentemente su cosa avrebbe passeggiato?).

Una logica stringente.

Harold disegna il mondo che esplora, ma quel mondo si disegna anche da sé in maniera quasi casuale, indipendentemente dal suo volere. Sembra.

Harold è sia creatore sia esploratore del mondo nel quale si avventura.

Questo, a mio parere, rende Harold e la matita viola un libro potentissimo, non tanto e non solo per le avventure di Harold, la paura, il mare, l’isola, il cercare da mangiare che ci rimandano al classico romanzo d’avventura, ma soprattutto per come la storia si delinea, per ciò che ci racconta oltre (o forse con) la storia.

Lo spazio bianco della pagina (rimando per un approfondimento al bellissimo articolo di Beniamino Sidoti su Libri Calzelunghe: https://libricalzelunghe.it/2015/12/11/linvenzione-della-pagina-bianca/ ) che nell’albo ( e non solo) non è mai casuale o semplicemente non scritto/tracciato, ma assume valore narrante e poetico, con Johnson diventa illustrazione.

Harold disegna il mondo che esplora in uno spazio che esiste ed è tangibile tanto che lui ci cammina dentro …o sopra. Disegna il suo universo, lo attraversa usando la matita viola per creare quelle stesse avventure da cui deve poi cercare di salvarsi. Lo spazio nel quale si aggira Harold è materico, non è il vuoto (sul quale molto si potrebbe dire). Questo fa di questo libro, un’opera filosofica che ci pone domande sulla vita e l’agire, sullo spazio-libro, lo spazio della pagina e l’atto creativo. Da proporre sicuramente negli istituti di designer, ma anche nei corsi di scrittura creativa ( e ovviamente nei Licei Psicopedagogici!)  

A volte i bambini di fronte a un libro con molti spazi bianchi mi chiedono se possono colorarli, convinti che il bianco sia una mancanza, un vuoto. Sicuramente un approccio a questo straordinario libro è incoraggiare i bambini a chiedersi perché la pagina è bianca e se ci possiamo disegnare. Io in genere li provoco chiedendo loro se l’autore vorrebbe che si colorasse là dove lui/lei non l’ha fatto. Ci gioco dicendo che forse l’autore non aveva più i colori (o aveva un solo colore). Loro mi guardano e, sapendo che li sto prendendo un po’ in giro, non sanno cosa rispondere. Perfetto!

Molte le attività che questo libro m’ispira.

 Ho già detto e scritto molte volte che le attività del dopo lettura, non devono mai, a mio parere, avere l’obiettivo di verificare (la parola non è scelta a caso) se il bambino/ragazzo ha capito (capito cosa?)

Le attività sono uno strumento che l’adulto offre al giovane lettore perché egli possa sostare nella storia (comunque sia narrata); l’adulto che grazie alle sue competenze è (deve essere) in grado di leggere la polisemanticità dell’albo e/o la ricchezza di significati di un romanzo,  mette su un vassoio stimoli e provocazioni affinché il bambino/ragazzo scopra. Cosa, non lo sappiamo, lo sapremo parlandoci.

Ecco alcune attività che questo straordinario libro mi ha ispirato:

  • Disegnare bendati.
  • Giocare a fare un viaggio su una mappa, bendati.
  • Attaccare una matita/penna, pennarello a un lungo bastoncino e disegnare (quest’attività è di Keri Smith)
  • Disegnare un mondo sulla sabbia con un bastoncino ed entrarci dentro.

Tornerò su queste attività perché per ora sono solo delle visioni uscite dalla mia testa mentre leggevo Harold e la matita viola.

Buone letture. 

Crockett Johnson, Harold e la matita viola, traduzione di Sara Saorin, Camelozampa. 2020.

In libreria da giovedì 14 maggio

NOTE:

  1. Harold e la matita violafu pubblicato negli Stati Uniti nel 1955. In Italia arriva nel 2000 nella collana Storie e Rime di Einaudi Ragazzi.

P.S. Sappiate che dopo questo primo libro Camelozampa (a cui proprio in questi giorni è stata attribuito il  Bop – Bologna Prize for the Best Children’s Publisher of the Year – per l’Europa) pubblicherà tutti i libri della serie di Harold, quindi preparatevi a sognare.

Su Storie Girandole presto un approfondimento su Crockett Johnson.

Condividi questo articolo