Harold va al cinema.

Da oggi 12 settembre 2024 è nelle sale Il Magico Mondo di Harold, tratto dai libi di Crockett Johnson (con particolare attenzione al primo Harold e la matita viola), pubblicati in Italia da Camelozampa, diretto da Carlos Saldanha con Zachary Levi, Lil Rel Howery, Benjamin Bottani, Jemaine Clement, Tanya Reynolds con Alfred Molina e Zooey Deschanel, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Faccio una premessa prima di parlare del film: non voglio sentire “È meglio il libro” anche se si tratta dell’opera del mio amatissimo Crockett Johnson! Non solo, e non tanto, perché questo è un buon film fatto con attenzione, come  poi vedremo, ma è un’affermazione che non ha alcun senso e quindi colgo l’occasione per togliermi qualche sassolino dalla scarpa, come si dice.

Qualsiasi tipo d’intervento sul testo letterario è una “traduzione” e quindi un adattamento. Il lettore che legge, come sappiamo, trae dal testo ciò che esso non dice, ma sottintende; il lettore riempie spazi vuoti. Ovviamente le interpretazioni (o traduzioni, se volete) non sono infinite, ma questo è un altro discorso. Quando un regista decide di mettere in scena (o fare un film da) un’opera letteraria riempie quegli spazi vuoti, a modo suo (che potrebbe non essere il nostro). Secondo Eco nel “tradurre” da romanzo a film o opera teatrale, dovremmo parlare di adattamento o trasmutazione, perché “quando cambia la materia” (come recita il titolo di un capitolo del suo Dire quasi la stessa cosa, Bompiani, 2003) ci troviamo di fronte a un’opera altra. Che cosa accade quando un/una regista adatta un’opera letteraria o poetica per la scena? Perché spesso abbiamo la sensazione che “il libro sia meglio dell’opera teatrale (o del film)?” In un’opera letteraria moltissime informazioni non ci sono date e noi compensiamo con tutta una serie d’informazioni che appartengono al nostro vissuto, alla nostra cultura e al nostro immaginario. Faccio un esempio: nel Il mago di Oz, Baum ci dice che lo Spaventapasseri aveva “la tesa fatta da un sacchetto di tela pieno di paglia e sopra ci erano dipinti gli occhi, il naso e la bocca…”, tuttavia nel leggere il romanzo io continuavo a vedere le fattezze di Donald O’Connor e lui avrei scelto in un ipotetico cast. Nello stesso romanzo, l’autore non ci dice se Dorothy sia riccia o liscia né se abbia i capelli biondi, mori o castani, ma un qualsiasi regista deve inevitabilmente fare una scelta. E sceglie per noi.

Se volete sapere qualcosa su Il magico mondo di Harold da oggi nelle sale italiane, dovete aspettare ancora qualche riga perché non posso non parlarvi di chi Harold lo ha creato cioè l’artista e fumettista statunitense Crockett Johnson.

Amo profondamente Crockett Johnson che ho definito l’uomo che traccia la linea e racconta (https://storiegirandole.it/crockett-luomo-che-traccia-la-linea-e-racconta/)

Johnson è stato un artista incredibilmente produttivo e anche poliedrico, sebbene un fil rouge poetico, o forse meglio dire poetico-filosofico, attraversi tutta la sua opera, compresa la sua produzione pittorica che sarebbe affascinante studiare per il rapporto con la linea e lo spazio. Ma veniamo a Harold

Tra il 1955 e il 1963 Crockett Johnson dà vita al personaggio di Harold e scrive e pubblica ben sei libri su questo curioso e intraprendente bambino che se ne va per il mondo della pagina bianca del libro a creare mondi e storie con la sua matita viola.

Johnson usa lo spazio bianco della pagina narrativamente. Se nelle strisce di Barnaby (fumetto comico-satirico a strisce che pubblicò dal 1942 al 1952), grazie all’uso della macchina da scrivere per le frasi dei balloon, restringe gli stessi e ampia lo spazio “vuoto”, con Harold lo spazio della pagina è nella storie. È la storia! Dello spazio bianco in Harold ha parlato in maniera illuminante Beniamino Sidoti su Libri Calzelunghe (https://libricalzelunghe.it/2015/12/11/linvenzione-della-pagina-bianca/)

Che cosa fa Harold? Che cosa ci racconta Crockett Johnson attraverso Harold?L’artista statunitense riteneva che i bambini avessero un approccio filosofico alla vita e che il mondo e la realtà fossero generati dall’atto di guardare e di agire. I suoi bambini sono guidati da una forte autodeterminazione (che ritroviamo seppur mormorata nel film). Nei libri di Harold, il bambino con la matita viola è sia creatore sia esploratore del mondo nel quale si avventura.

In Harold e la matita viola (il primo delle avventure di Harold; pubblicato in Italia da Camelozampa con la traduzione di Sara Saorin), il bimbo decide di fare una passeggiata al chiaro di luna.

I sei libri di Harold sono pubblicati dalla case editrice Camelozampa che li ha portati in Italia per la prima volta.

Harold quindi disegna con la sua matita viola, una luna e poi una strada (differentemente su cosa avrebbe passeggiato?) Harold disegna il mondo che esplora, ma quel mondo si disegna anche da sé in maniera quasi casuale, indipendentemente dal suo volere. Disegna la strada e poi si accorge che non porta da nessuna parte; pensa che sarebbe bello che ci fosse un bosco decide di disegnare un albero e poi si accorge che è un melo. Harold viaggia in un mondo che crea e che lo stupisce ogni volta.

Ecco lo stupore c’è nel film  Il Magico Mondo di Harold. Se c’è una cosa che il regista e gli attori (nel film Harold è accompagnato da Alce e Porcospino) sono riusciti a rendere è lo stupore di Harold di fronte al mondo che crea e che finisce per metterlo nei pasticci.

Il film è un bel film; qualche scivolata hollywoodiana c’è (d’altro canto gli States sono gli States!) però nel complesso è un bel film, si vede che regista e sceneggiatori hanno studiato Crockett Johnson al quale per certi versi hanno voluto rendere un tributo. L’attore che interpreta Harold (Zachary Levi) è riuscito magistralmente a rendere il personaggio sebbene in veste adulta, gli attori che interpretano Alce e Porcospino (rispettivamente Lil Rel Howery e Tanya Reynolds) sono azzeccatissimi

Regista e sceneggiatori sono riusciti ha individuare l’essenza di Harold e del suo creatore e nonostante l’inevitabile morale americana del mondo che si salva con la fantasia –  che resta lontana dal concetto che di immaginazione ma è più linearmente un sogno fatto di luci e paillettes – il film riesce a riproporre l’ironia di Crockett Johnson, la meraviglia nello sguardo di Harold e una pungente critica al mondo polveroso e autoreferenziale di certa letteratura per ragazzi.

Il film è costellato di citazioni dal libro che lo arricchiscono e lo faranno amare. Se amate Crockett ci sono anche un paio di punti in cui vi commuoverete.

Qui gli articoli su i libri di Harold:

https://storiegirandole.it/finalmente-torna-harold/

https://storiegirandole.it/harold-che-si-disegna-il-mondo/

https://storiegirandole.it/harold-che-va-nello-spazio-e-lo-disegna/

https://storiegirandole.it/harold-nel-quadro/

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