Olga Grebennik è un’illustratrice ucraina russofona, ha illustrato molti libri per bambini. Le sue sono illustrazioni raffinate e molto colorate. Vive a Charkov con la sua famiglia. La sua è la vita come quella di molti di noi. Era.
<<La nostra vita prima dello scoppio della guerra era simile a un piccolo giardino in cui ogni fiore aveva un proprio posto e un proprio tempo di fioritura>>
<<…avevo un progetto chiaro per i prossimi quindici>>
Poi un giorno di qualche mese fa l’Ucraina è invasa dall’esercito russo. E niente è più come prima.
Olga non sa cosa fare. Va nei sotterranei con i suoi bambini. Prima di scendere prende al volo un taccuino << …così da poter disegnare>>; <<…ho riversato sulla carta la mia paura>>.
Il taccuino diventa un modo per raccontare la guerra, la paura, l’ansia per il futuro incerto; un rimedio contro il dolore. Nasce così Diario di Guerra, tradotto da Tatiana Pepe, che lo ha fortemente voluto, ha intercettato su Instagram la storia di Olga Grebennik e l’ha seguita per giorni, avvertendone il valore e la forza. Ha poi proposto il Diario a Jury Garrett, editor di Caissa Italia che ha avvertito l’importanza di far arrivare questa testimonianza in Italia.
Olga Grebennik con lucidità e costanza racconta la paura ma anche la tenerezza nel vedere i bambini riappropriarsi dei giochi e reinventarsi gli spazi, trovare dei compagni, inventare giochi nuovi e chiedersi se sarà possibile festeggiare il compleanno se c’è la guerra. Piccole domande per aggrapparsi a una specie di normalità.
La paura quando si torna su per prendere oggetti e vestiti. L’angoscia nel vedere sugli schermi dei cellulari la propria città che viene distrutta.
<<Il nostro appartamento accogliente si è strasformato in un rifugio. Croci sulle finestre e sulle porte>>
<<La mia casa, il mio cortile, la mia strada sono diventati un poligono di tiro>>.
Il lento abituarsi alla vita nei sotterranei e la condivisione con i vicini. Il cibo razionato. Gatti e cani compagni nei rifugi. E infine la decisione di andare via, lo strappo lacerante nel lasciare marito e genitori. Un bagaglio veloce, il taxi, il treno e quei cappelli che <<profumavano di Dior>>; una specie di ultima coccola prima di fuggire <<…perché l’anima ha bisogno di far festa>>.
C’è una grande lucidità nelle parole di Olga Grebennik e una capacità di narrare con fierezza e senza indugiare nella violenza eppure con un’efficacia che mostra la tragedia di chi in pochi giorni si è visto distruggere la vita. Ne esce una testimonianza della paura e della speranza, un senso di smarrimento e di attesa. Parole e immagini segnate sulla carta che raccontano l’assurdo. Narrano qualcosa che non avresti immaginato accadesse a te.
La guerra è la cosa più assurda e più umana che esista. È come un cortocircuito dell’Umanità, ti stordisce, ti lascia sgomento e, prendiamone atto, non possiamo evitarlo, possiamo solo “restare umani”
Centrata la scelta di lasciare a tutta pagina i segni veloci della scrittura di Grebennik e i suoi schizzi accompagnati discretamente dalla traduzione italiana. Le parole scritte veloci, di getto; il bisogno di raccontare la guerra. Un graffio.
Olga Grebennik, Diario di Guerra, traduzione di Tatiana Pepe, Caissa Italia, 2022