Ho conosciuto Marianna Balducci durante una cena a Bologna, svariati anni fa. Non la conoscevo, abbiamo chiacchierato come se fossimo amiche da sempre; ci siamo rincontrate a Rimini durante Mare di Libri e poi ogni volta alla Fiera di Bologna o a Torino. Io a seguirla come una fan e lei sempre disponibile a parlarmi dei suoi libri e dei suoi progetti.
Di Marianna mi ha appassionata il suo modo di raccontare attraverso la fotografia, tanto da scriverne e usare le sue idee/proposte per provocare momenti creativi e di inventa storie – sempre citandola e sempre portando i suoi libri in giro.
Non potevo non rimanere affascinata da L’Album dei 100 bambini (Sabir edizioni: https://www.sabireditore.it/), un album di figurine nato da un progetto intrapreso per ricordare Gianni Rodari nell’anno del centenario della nascita.
Ma come nasce quest’ idea? E che cos’è nel dettaglio?
L’ho chiesto a Marianna. Balducci racconta che voleva rendere omaggio a Rodari con <<qualcosa che somigliasse a una lunga festa: i 100 bambini, infatti, sono nati disegnando quasi giorno per giorno, dal 14 aprile (giorno della morte di Rodari) al 23 ottobre 2020(la celebrazione di quel che sarebbe stato il suo centesimo compleanno)>>
Nei mesi precedenti Marianna aveva lanciato su i suoi canali social una call per la raccolta, invitando chi la seguiva a regalarle uno scatto dal proprio album di famiglia dell’infanzia. Sono arrivate tantissime foto da parte di appassionati, colleghi autori e illustratori.
<<Ciascuna di queste foto è stata la base su cui, disegnando, ho costruito una nuova storia. I bambini conservano il loro nome originario, ma vengono investiti da un nuovo destino che li trasforma in “arruffa-giardini”, domatori dei cattivi pensieri, amministratori dei sogni brutti o cavalieri del cielo e così via>>
Quello che mi affascina di questo progetto, e in generale del modo di intervenire di Marianna sulle fotografie, è il fatto che una fotografia che di per sé già narra assume significati altri, grazie all’l’intervento dell’artista. Uno scaturire di fantasia e gioco con l’immagine che sicuramente sarebbe piaciuto a Rodari, anche perché pieni di ironia poetica.
Come ad esempio nello stupendo picturebook L’arcipelago delle isoleombra (Sabir Editore) dove Marianna Balducci illustra le poesie-isole di Andrea M. Alesci, partendo da un oggetto fotografato da angolazioni e in situazioni inconsuete e intervenendo in varie maniere; ne esce fuori un arcipelago onirico e poetico che accompagna le isole narrate da Alesci magnificamente, rendendole ancora più affascinanti.
Ho usato, in alcune formazioni, il lavoro sulle immagini-foto e ha sempre destato curiosità e divertimento, proprio per quel far nascere storie da pose, persone e luoghi.
Marianna nell’intervista conferma questa mia sensazione ed esperienza rilevando come <<…lavorare sulle foto delle persone scatena qualcosa di magico, anche in chi si cimenta in questo esercizio per la prima volta e non disegna per mestiere>>.
L’album dei 100 bambini è un tripudio di storie strampalate, magiche e divertenti. Ogni figurina ci trasporta in mondi magici dove i bambini cavalcano strani animali o dialogano con buffi e giganteschi esseri scaturiti da crepe sul muro; questo accade perché Marianna Balducci quando si avvicina a una fotografia e la guarda, vede <<… la sua storia “in potenza”. Ad attirarmi spesso non è solo la persona ritratta dalla foto, ma lo spazio vuoto attorno a lei, lo spazio in cui intuisco che il disegno potrà accomodarsi e farsi largo per trasformare quello scenario contaminandolo nella giusta misura. A volte è stato un tavolo su cui appoggiare dei nuovi oggetti proprio sotto al naso del protagonista, a volte delle finestre da cui far affacciare qualcosa per intavolare un dialogo impossibile, a volte persino il grembo per far accomodare sulle ginocchia della persona ritratta un’incombenza di cui preoccuparsi … La verità dello scatto convive pacificamente con la “bugia” della fantasia che, a volte, quasi ne è il riscatto o una inaspettata chiave di accesso>>
Marianna Balducci è anche una fotografa; molte sue opere sono fotografie di oggetti su cui è intervenuta. Le ho chiesto cosa sia la fotografia, dato che le sue raccontano in tanti modi diversi e certo non consueti. Ecco cosa mi ha risposto: << La fotografia è un continuo esercizio di raccolta e di sguardo. Da una parte c’è la passione per archiviare e documentare le cose che incontro, dall’altra c’è il gioco di echi e risonanze di cose che somigliano ad altre cose che è un po’ il modo in cui funziona istintivamente la mia testa e, nel tempo, una pratica per allenare come un muscolo l’immaginazione>> (Neretto e sottolineature di Balducci). È vero! Lo dice Munari e lo sapeva il regista sovietico Kulešov, pioniere del montaggio e ce lo racconta l’arte contemporanea con le sue decontestualizzazioni narranti e con il suo essere materica e polisemica perché sganciata dalla narrazione ottocentesca e lanciata nella narrazione fluida del Novecento.
Immagini prese dal sito di Marianna Balducci: https://mariannabalducci.it/. Le fotografia sono di Fabio Gervasoni; illustrazioni e concept di Marianna Balducci. Le trovate in La vita nascosta delle cose, Sabir Editore, 2020
C’è una domanda che mi preme e ha a che fare con le storie. Poiché per me le storie sono dovunque. Narrano, ovviamente, i libri, le figure, i quadri, la fotografia, ma anche i giochi, chiedo a Marianna cosa siano per lei le storie e dove si trovino.
Balducci risponde che le storie sono un luogo dove non ci si sente mai sbagliati e che stanno dove c’è voglia e bisogno di comunicare.
Ed è proprio così.