Lilo, il protagonista che dà il titolo al romanzo di Inés Garland tradotto da Francesco Ferrucci illustrato da Maite Mutuberria e editato da uovonero, è un cane. Sì perché Lilo è un romanzo che parla anche di cani e attraverso di essi di amicizia, diversità, capacità di capire l’altro e di entrare in empatia, piacersi e di cyberbullismo.
Ma andiamo con ordine.
Lilo è un cane con la testa da pastore tedesco e le gambe corte che gli arrivano da chissà quanti incroci. Lilo non si piace e quando passa la sua amata Adele, nasconde le sue zampe corte dietro qualche cespuglio e fa spuntare solo la testa.
<<…sono simpatico ma non salto molto in alto, sono buono ma nanerottolo…>>
Da qualche giorno, nella casa dove Lilo vice con Ava e Hector, è venuta a vivere Emi, la nipote dell’anziana coppia. I genitori di Emi sono in viaggio e lei starà un po’ di tempo con i nonni. Lilo conosce Emi da quando era cucciolo e con lei ha giocato e corso in giardino. Poi Emi è cresciuta e ora non gioca più con Lilo. Emi gioca al cellulare e al computer e non si interessa più al cane.
E così mentre passano i giorni e Lilo ci racconta dei suoi primi anni e dei suoi giochi con Emi, del parco, degli altri cani e della sua amata Adele, questo buffo e tenero cane ci narra anche di Emi, dei suoi pianti di nascosto, dei suoi silenzi che sanno di limone stantio e dell’odore lievito che a volte emana la ragazzina.
<<La paura odora di lievito. Noi cani lo sappiamo >>.
Di che cosa ha paura Emi e perché piange spesso? Ava, la nonna, donna testarda e intuitiva, cerca di capire. Nonno Hector, tranquillo ed empatico, prende per mano Emi e la esorta a confidarsi. Ma Emi è chiusa nel suo silenzio.
Sarà Lilo, con l’aiuto di Lio un pastore tedesco conosciuto al parco e del cane randagio Olivertwist, a trovare la soluzione, coinvolgendo anche la gatta Berenice.
Lilo e i suoi amici a quattro zampe scopriranno che a far piangere Emi è una ragazzina, di nome Kai, (anche lei odora di lievito e limone stantio; c’è paura e solitudine in Kai). Lilo si introduce nella casa della ragazzina, che sembra mandi messaggi offensivi a Emi, per cercare di capire. Scoprirà solitudine, incomprensioni e paura.
Sarà la presenza di Lilo a far incontrare le due ragazzine e a consentire loro di dialogare e capirsi.
Avventuroso, ironico e incastonato di filosofia, Lilo racconta la difficoltà e la paura di crescere e la difficoltà dei rapporti umani (e anche di quelli canini!) e lo fa con profonda leggerezza.
Viviamo questa storia attraverso gli occhi e il naso di un Lilo; riflettiamo attraverso suo modo di pensare di cane. Logico e essenziale. Veniamo trascinati dalla sua saggezza semplice. Dal suo amore per gli umani e dal suo sguardo stupito e serio sul mondo. Lilo guarda il mondo degli umani e dei cani, pensa e fa le sue considerazioni.
Belle e centratissime le illustrazioni di Mutuberria che con il suo tratto leggero rende tutta la simpatia buffa e la saggezza di Lilo e la tristezza chiusa di Emi.
Con Lilo Garland ha vinto il premio Ala Delta per la letteratura per l’infanzia ed è entrata nella selezione White Ravens nel 2020.
Inés Garland, Lilo, traduzione di Francesco Ferrucci illustrazioni di Maite Mutuberria, uovonero, 2022