<<Per questo serviva ricordare le storie, parlare con le persone, parlare delle persone. Ascoltare le persone parlare di altre persone anche dialogare con i morti se fosse servito… >>(Quel che affidiamo al vento Laura Imai Messina, Piemme; pag 45)
Per molti motivi, storici e sociologici, da decenni abbiamo allontanato la morte dalle nostre vite. Per questo e per altre ragioni, la morte è scomparsa anche dalla quotidianità dei bambini. Quando la incontriamo nei libri, siamo in difficoltà. A scuola è, comunemente, tabuizzata. In famiglia, spesso, anche. I libri che parlano di morte sono difficili da proporre.
In questo articolo non entro nel merito delle motivazioni che hanno portato ad allontanare la morte dalla vita; è un discorso lungo e certamente più tortuoso di quanto vorrebbero coloro che parlano semplicemente di “ipocrisia” e mi piacerà, quando potrò, dialogare intorno alla morte perché come dice Laura Imai Messina in Quel che affidiamo al vento (Piemme , 2020), narrare, dialogare e ascoltare è un modo per creare legami con chi abbiamo amato ( e amiamo ancora!). Senza questi legami, siamo persi.
Su questa scia si pongono due libri editati lo scorso anno da Lupoguido (https://www.guidotommasi.it/lupo-guido).Due libri che in maniera diversa parlano di morte. Una morte che appartiene alla vita.
Jacques Goldstyn, Bertolt, traduzione di Gabriella Tonoli, Lupoguido, 2020.
Protagonista, e voce narrante di questa storia, è un bambino. Non sappiamo come si chiama, ma già dalle prime righe apprendiamo che ama stare da solo. È un solitario. Spesso si scontra con il mondo perché di là di tante chiacchiere, chi fa le cose in maniera diversa non è ben visto.
<<Il problema è che quando sei diverso la gente si mette a ridere…o anche peggio: proprio non gli piaci>>.
Il bambino ci racconta che ama pescare, fare torte e giocare a scacchi. Ciò che ama sopra ogni cosa è arrampicarsi sopra il suo albero. Si chiama Bertolt. È una quercia e ha cinquecento anni.
Quella tra il bambino e Bertolt è un’amicizia fatta di complicità e gioco. Conoscenza e meraviglia. Avventura e stupore.
Il bambino conosce profondamente Bertolt e si arrampica su di lui con la facilità data dall’esperienza. Bertolt è un rifugio da cui scoprire il mondo e pieno di amici piumati e pelosi.
Bertolt è un amico sicuro e fedele e il bambino non vede l’ora che arrivi la primavera per godere del suo folto fogliame.
Una primavera Bertolt, però, rimane spoglio. Il bambino aspetta. Le foglie non crescono. L’albero è morto.
Il bambino non sa cosa fare. Quando è morto il gatto, lo ha seppellito. Che cosa fare per Bertolt? Come impedire che venga abbattuto? Un’idea attraversa la sua mente. Una soluzione per dare nuova vita, decorare per gioire e “coccolarsi”. Restare ancora accanto all’amico.
Un picturebook bellissimo e tenero che racconta l’amicizia e la vita. Un albo che racconta la morte e quel legame forte e bellissimo che si crea con chi resta, se la morte viene accolta.
Jacques Goldstyn racconta con parole semplici facendo parlare il bambino che, con il suo stupore e amore per la vita, ci conduce tra le foglie di Bertold. Irriverente e curioso il bambino ci svela la vita del vicinato. Amorevole ci racconta gli amici. Stupito e felice ci rivela il mondo che vede La narrazione di Jacques Goldstyn viaggia sul doppio binario della parola e dell’immagine. È dall’unione delle due narrazione che scaturisce quella poesia, quello stupore e quell’ironia, che fanno di questo libro un’opera poetica.
Mi piace il tratto di Goldstyn, è veloce e accurato. Crea spazi narranti con poche linee colorate e gioca con lo spazio bianco della pagina.
Se Bertolt parla della morte, raccontando l’amicizia, In Piccolo sonno scritto da Alessandro Riccioni, illustrato da Francesca Ballarini e editato da Lupoguido, la morte è uno dei protagonisti.
Tutti i giorni, di buon’ora, il signor Giuseppe esce a passeggiare . Da quando la moglie è morta, qualche anno fa, tutte le mattine passeggia fino al parco e poi si siede sulla solita panchina. Quel giorno sente un tramestio come di gatti che litigano e vede un gatto che sta puntando un uccellino. Il signor Giuseppe scaccia il felino salvando il piccolo pennuto. Inizia così la più strana delle amicizie. Già perché l’uccellino, nero dalla testa ai piedi, è un messaggero della morte venuto a comunicare all’anziano che deve morire. Tuttavia poiché è stato salvato, l’uccellino promette di intercedere affinché tale momento sia ritardato; non solo, il piccolo può esaudire un desiderio del vecchio. Giuseppe un desiderio ce l’ha.
Una storia bellissima e antica. Un dialogo con la morte che è un bellissimo inno alla vita e all’amore. La morte, presente in ogni pagina, ci ricorda la vita e l’amore. Il legame forte con chi abbiamo amato. Un legame che resta se nutrito e curato.
Un libro importante che parla ai bambini con chiarezza e rispetto di un argomento che deve essere parte della nostra riflessione quotidiana con loro.
Le illustrazioni di Francesca Ballarini sono bellissime ed evocative. Raccontano senza didascalismi. Pennellate
e macchie di colore creano i luoghi e i volti.
Bellissima la copertina in cui il titolo ci svela, celandola, la storia. Piccoli indizi che raccontano senza dire. << Ho preso dei pezzetti di storia che diventano lettere, come un sommario: sono suggerimenti, “stille”, alcune più comprensibili altre meno, e mi piace che si svelino poi, che man mano si riconducano all’interno i Cosa e i Perché >>, raccontava Ballarini in occasione della presentazione del libro sulla pagina Facebook di Lupoguido.
Jacques Goldstyn, Bertolt, traduzione di Gabriella Tonoli, Lupoguido, 2020.
Alessandro Riccioni, Piccolo sonno, illustrazioni di Francesca Ballarini, Lupoguido, 2020
L’immagine di copertina è tratta da Piccolo sonno ed è di Francesca Ballarini.