Bruno de la Salle non è soltanto, come ci raccontano le sue biografie, uno dei massimi eredi del racconto orale; non si è limitato a cercare racconti della tradizione orale per riportarli tra la gente. Bruno de La Salle ha iniziato, fin dalla seconda metà del secolo scorso, una ricerca sul racconto orale oggi. E in Francia, dove, ahimè dobbiamo dirlo, le arti – in tutte le loro forme – sono tenute molto più in considerazione che in Italia, ha fondato il Conservatorio di letteratura orale contemporanea che mentre fa ricerca, getta ponti verso il futuro.
Con Lettere a un giovane narratore. L’arte di raccontare storie, tradotto da Chiara Carminati e pubblicato da EquiLibri, de La Salle, dialoga con gentilezza e amore con un ipotetico aspirante narratore che si avvicina a quest’arte difficile e importante, e sottovoce rivela segreti
Mormora de La Salle, la sua voce, che sembra di sentire mentre si legge, è pacata, lenta e bassa. Lo sottolinea più volte: la narrazione è vicinanza e condivisione. Sa che alzare la voce, toglie forza e energia alla parola.
La parola è il fulcro. La parola permette il circolare delle storie e delle idee e su di esse si fonda la società umana.
Lettere a un giovane narratore non è un manuale tecnico, perché a narrare si impara raccontando e de La Salle lo sa e lo dice più volte, è piuttosto un trattato poetico sulla filosofia del narrare. Una filosofia che non è teoria astratta – la filosofia non lo è mai, in realtà – ma la vita interpretata.
Per Bruno de La Salle il narratore è un viaggiatore che racconta storie della tradizione e storie nuove a chi incontra. Il viaggio è la narrazione e durante il viaggio si racconta, perché essere narratori comporta il recupero di una tradizione millenaria, rinnovata nel presente; vuol dire stabilire un patto con chi ascolta, significa accettare di dover cambiare strada, quando serve. Narrare è un atto sociale, collettivo eppure intimo. È parola sussurrata a tanti. È condivisione di storie conosciute e sempre nuove. Narrazione è ripetere il rito; è ri-portarlo tra la gente.
Ogni capitolo e dedicato a una riflessione e a uno scambio con il lettore e in ogni capitolo la riflessione è accompagnata da una storia; a volte appartiene alla tradizione, a volte è una facezia, altre è un mito. Storie per mostrare il narrare.
Ho amato molto questo piccolo/grande libro, per quel suo modo di accostarsi all’orecchio del lettore e sussurrare riflessioni. L’autore sa che la narrazione è il più privato e sociale atto umano. Il narrare è carne e spirito. Adatto a giovani narratori e a narratori d’esperienza. A chi ascolta le storie e a chi le inventa; perché Lettere a un giovane narratore. L’arte di raccontare storie è un viaggio dentro l’Uomo, l’animale che narra.
L’introduzione di Federico Batini, professore associato presso il Dipartimento di Filosofia, scienze sociali, umane e della Formazione dell’Università di Perugia, pone l’accento sul potere delle storie e offre una mappa per addentrarsi nella parola poetica di de La Salle, quindi non saltatela!
Centratissima la meravigliosa copertina di Massimo Pastore.
Bruno de la Salle, Lettere a un giovane narratore. L’arte di raccontare storie, traduzione di Chiara Carminati, EquiLibri, 2023.