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Girandolando incontro un Fa’afafine

Girandolando nello web può capitarti di sentir parlare di uno spettacolo che sta girando in Italia da alcuni anni e di cui tu, che di Teatro leggi e sei curiosa e che in Teatro hai lavorato, non hai mai sentito parlare. Perché esiste una censura molto più grossa della raccolta di firme ed è il silenzio. E’ vero ne ha parlato Concita De Gregorio su Repubbica.i (http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2017/03/15/mi-chiamo-alex-e-sono-un-dinosauro/), ma di recente.  Lo spettacolo ha debuttato nel 2014.

Fa’afafine è uno spettacolo di Teatro Ragazzi eppure non c’erano bambini o ragazzi domenica all’Angelo Mai (http://www.angelomai.org/), ma molti adulti.

Parlando con gli organizzatori del teatro mi raccontano che, alla data per le scuole, hanno risposto solo le scuole superiori.

Eppure  Fa’afafine è uno spettacolo indicato dagli otto anni e secondo me è adattissimo dalla quarta primaria in poi; Terza, ma siccome ora va di moda mandare i bambini a scuola prima, non vorrei trovarmi, se fossi l’organizzatrice del teatro, con una platea di settenni.

Vi starete chiedendo che cosa c’è di tanto scandaloso in questo spettacolo. Niente! Questa è la risposta.

Andiamo con ordine! Fa’afafine in lingua samoana vuol dire “alla maniera di una donna” e indica una sorta di “terzo sesso”, definizione a parer mio sbagliata, ma è quella che comunemente viene usata. A Samoa ancora oggi, nonostante la repressione delle missioni cattoliche,  a una coppia che abbia avuto solo figli maschi è concessa la possibilità di allevare un figlio come una femmina e assegnarle il ruolo di “fa-afafine”, alla maniera di una donna, per l’ appunto. E’  “però necessario precisare che i samoani non hanno termini e categorie che distinguono pratiche eterosessuali e omosessuali. Tra i giovani erano e sono ancora diffuse le pratiche omosessuali e non solo: passeggiano mano nella mano senza che questo comporti discriminazione o stigmatizzazione sociale” (tratto da: http://www.intersexioni.it/etnografie-sulle-variazioni-di-genere/)

Fa’afafine è la storia di Alex, un ragazzino (interpretato magistralmente da Michele Degirolamo) a cui è difficile dare un’età. E’ mattina ed Alex dovrebbe prepararsi per andare a scuola, ma lui si è alzato con un’altra idea. Parlando ai suoi amici immaginari (due pupazzi seduti su un divano di una casa per bambole, una similbarbi e un maialino)

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Alex ci racconta del suo amore per Elliot. Ha deciso di dichiararsi, Alex. Da tempo manda ad Elliot biglietti d’amore, ma oggi ha deciso di dichiararsi. Non sa come vestirsi: scarpe con i tacchi o da ginnastica? Coroncina o le ali da Thor? Che importa! Posso mettere tutto insieme. Ecco che è pronto, Alex. Tacchi e scarpine da calcio, corona e ali di Thor.

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Ma qualcosa non va. I genitori, mettono fretta bisogna andare! E cos’è questa storia che dice la preside che mandi biglietti con i cuori ad Eliot? Alex?!  Alex, esci fuori!! Ma Alex non vuole uscire perché il mondo fuori lo ha stufato e ferito. Che male c’è se lui oggi vuole mettersi la corona da principessa e domani gli occhiali da aviatore? Che male c’è se ha deciso di dire ad Elliot che gli vuole bene? Basta, tutti fuori. No, mamma non esco. Sai mamma ho deciso di andare e Samoa, lì ci sono i fa’afanine, che possono scegliere se essere maschi o femmine. Perché non posso essere un bambino-bambina?

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Alex ha deciso! Andrà Samoa! Scrive allora una lettera ai f’a’afafine (uno dei momenti più poetici dello spettacolo), chiedendo ospitalità per sé e per Elliott. E i fa’afafine gli rispondono ed inviano un’astronave.

 

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Non vi dico come va avanti lo spettacolo. Tutto questo accade nella stanza di Alex, che come tutti i bambini è fornito di un pensiero magico che lo aiuta a comprendere ed interpretare il mondo. Il mondo magico di Alex gli permette di farsi domande e di trovare risposte, anche quando il mondo fuori fa fatica a capire. I genitori ( gli attori Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori), che appaiono in video da una sorta di grosso buco della serratura, faticano a capire, pensano a dei capricci ad una crisi passeggera. Sarà Alex, compiendo il suo cammino verso la comprensione di sé stesso, a prendere per mano e a condurre i genitori con sé.

Fa’afafine è stato accolto in alcuni casi  da raccolte di firme per impedire alle scuole di portare le classi.

Devo dire che non mi stupisco, ma continuo a non capire.

Chiunque abbia a che fare con i bambini sa che “giocare a fare finta che” è uno dei giochi preferiti e travestirsi anche. Un bambino non si chiede se è maschio o femmina, gioca e basta. Sono le sovrastrutture della società a mettere le differenze.

Fa’faline non affronta l’identità di genere, ma il problema dell’identità in genere.

Il bambino è alla ricerca di sé e della propria realizzazione e il pensiero magico è uno dei mezzi più potenti che ha. Noi non sappiamo se Alex sia omosessuale, lo spettacolo non lo dice. Forse neanche lui lo sa. E onestamente non è importante. Il suo innamoramento per Elliot è un innamoramento bambino.

Alex vuole essere un fa’afaline perché nella sua mente questi possono essere ciò che vogliono: “”Perché non posso essere tutto insieme, come l’ornitorinco, l’unicorno, i dinosauri?” Si chiede deluso.

Fa’afaline è uno spattacolo sul rispetto e sull’accettazione dell’altro, contro gli stereotipi di qualsiasi tipo.

Chiunque lavori con i bambini e li ami profondamente, non può non commuoversi di fronte alla freschezza di Alex, al suo entusiasmo e alla sua passione per la vita, al suo amore per l’amore.

Se possedessi il pensiero magico di Alex  parlerei al mio gatto e gli direi che ora quando esco da casa, il mondo è bello e nessuno ti emargina perché sei diverso o non conforme alle regole. Gli direi che non ci sono bambini e ragazzi cresciuti talmente convinti che “diverso è male” che arrivano a picchiare e violentare i diversi. Mi piacerebbe.

Quando Alex sarà pronto per uscire avrà indossato: scarpini da calcio, vestito da principessa, felpa con i cappuccio, corona da principessa e ali di Thor, zainetto blu con dentro la sua amica modella, molto somigliante ad una Barbi, perché è così che si sente: un bambino allegro e alla ricerca di sé.

Lo spettacolo ha vinto:

EDIZIONE 2014 PREMIO SCENARIO INFANZIA
vincitore Eolo Awards 2016 – miglior spettacolo di teatro ragazzi e giovani
vincitore Premio Infogiovani 2015 – FIT Festival Lugano
vincitore premio Scenario Infanzia 2014
selezione Visionari Kilowatt Festival 2016

Ha ricevuto il patrocinio ufficiale di Amnesty International – Italia con la seguente motivazione: “Per aver affrontato in modo significativo un tema particolarmente difficile a causa di pregiudizi ed ignoranza, rappresentando con dolcezza il dramma vissuto oggi da molti giovani”

Per sapere le prossime date della turné:  https://www.facebook.com/faafafinelospettacolo/?fref=ts

 

Fa’afafine mi chiamo Alex e sono un Dinosauro

testo e regia Giuliano Scarpinato
con Michele Degirolamo
e in video Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori
visual media Daniele Salaris per Videostille progetto scenico Caterina Guia
luci Giovanna Bellini – illustrazioni Francesco Gallo per Videostille.

 

 

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