Il graphic novel Lucille degli Acholi, scritto da Ilaria Ferramosca per la sceneggiatura e la parte testuale e da Chiara Abastanotti per la parte illustrata e editato da Il Castoro, non è solo la storia di una donna che contro le convenzioni del tempo (era nata nel 1929) ha studiato medicina ma è soprattutto la storia di una persona che caparbiamente ha voluto realizzare un progetto affinché il suo essere medico non fosse solo una professione dedicata a pochi ma a più persone possibile, agli ultimi, ai dimenticati e soprattutto che mettesse semi per poter dare frutti sempre.
Ed è quello che ha fatto Lucille Teasdale, medica. Lucille nasce in Canada, in una famiglia molto numerosa. È una ragazzina appassionata e determinata. Fin da ragazzina vuole fare il medico (allora non esisteva il femminile di questo termine). Presa in giro dalle compagne e osteggiata dalla madre trova appoggio nel padre che la sostiene.
Caparbia e volitiva si iscrive a Medicina. In quegli anni in quella Facoltà sono solo otto le ragazze e subiscono anche le attenzioni non richieste dei ragazzi. I giornali universitari sono pieni di luoghi comuni e stereotipi di genere. Ma Lucille dotata di una buona dose di ironia li mette a tacere.
Si laurea e vuole specializzarsi in chirurgia pediatrica; la madre continua a pensare che <<nessuna madre accetterà mai di far operare il proprio bambino da una donna>>.
Lucille risoluta va avanti, lavora e studia. Un giorno mentre si sposta da un paziente a un altro, le presentano un giovane medico, si chiama Piero Corti. Lucille presa dal lavoro non gli dà troppo retta.
Si incontreranno giorni dopo, Lucille vorrebbe finire la specializzazione negli Stati Uniti ma nessuna Università accetta una specializzanda donna. Pieno le propone di andare con lui in Uganda; vuole ingrandire l’ospedale e avviare altri reparti. Un paio di mesi, le dice.
Lucille parte. I mesi diventano quattro e arriva una proposta di matrimonio. Lucille è interdetta, aveva altri progetti, finire la specializzazione e poi, ma insomma ‘sto giovane medico la coinvolge in un progetto in Uganda e ora la prega di restare e le chiede di sposarlo! Ma via!! Lucille riparte per l’Europa, ma l’Africa e il progetto di un ospedale con più reparti le restano nel cuore (e forse anche qual medico sognatore e concreto). Decide di tornare; passa altro tempo e Piero e Lucille decidono di sposarsi. Un anno dopo nasce Dominique Atim.
Lucille e Piero lavoreranno insieme 35 anni, fino alla morte di Lucille, dando vita a un incredibile progetto di cura per chi non ha nulla o quasi e soprattutto di formazione per nuovi medici e infermieri/e del posto, realizzando quello che loro chiamavano l’africanizzazione dell’ospedale
Il Graphic Novel è molto coinvolgente; si fatica insieme a Lucille, si spera e si gioisce, si soffre e si attende.
Le illustrazioni sono realistiche e molto narranti. Il tratto deciso e l’uso della prospettiva danno movimento e concretezza alla storia; l’uso di vignette senza riquadri dona dinamicità.
La storia di Lucille nel Graphic di interfaccia con quella di Atim una ragazza italiana con la madre ugandese. Conosciamo Atim il giorno del suo diploma. È contenta perché ha preso il massimo dei voti. Vuole iscriversi a Medicina e fare un tirocinio in un ospedale in Uganda la terra di sua madre, lo racconta a un coetaneo che pare abbia un debole per lei.
Qualche anno dopo si incontrano di nuovo in Uganda.
Ilaria Ferramosca – Chiara Abastanotti, Lucille degli Acholi, Il Castoro, 2022.