In un’intervista Fabian Negrin afferma che lavorando su gli albi illustrati si è <<convinto ulteriormente della necessità di modificare il tipo di segno in funzione del testo sul quale lavoro>>, infatti una delle caratteristiche di Negrin è proprio il cambiare stile ad ogni libro; in base all’autore della parola, se c’è, e al suo stile o in base alla storia che racconta, se è lui l’autore della parola otre che delle immagini.
In L’indovinello della tigre (Edizioni Corsare, 2022), Negrin, che qui è autore di parole e immagini, si serve della Favola per raccontare l’inganno del Potere e le sue lusinghe.
La tigre guarda l’entrata della miniera. Al suo interno un gregge di pecore terrorizzate. La tigre non riesce a entrare, l’apertura è troppo piccola per lei.
<<Uscite di lì, amiche mie>>. Le blandisce la tigre . <<Suvvia, candide pecorelle, vi sporcherete tutte lì dentro.>>, continua sempre più suadente.
La tigre, maestra del raggiro, convince la pecore a uscire, una a una, dalla miniera ricorrendo ad astuti stratagemmi, lacrime, storielle e infine a un elaborato indovinello, che in realtà è una grande trappola.
Le pecore ingenue le credono e finiranno nella sua pancia.
Negrin racconta usando parole e immagini. Accanto a una narrazione essenziale e lineare mette immagini che fanno da sottotesto e mostrano l’altro lato del racconto. Lo sguardo della tigre, le sue uscite teatrali, la postura del corpo, tutto racconta altro rispetto alle sue parole false e melliflue.
Un tratto veloce, non realistico ma narrante e solo due colori per dare risalto alla narrazione e concentrare l’attenzione sul linguaggio dei corpi.
Bellissima metafora del rapporto con il Potere. Negrin ci dice chiaramente che non potremmo mai evitare che ci sia una tigre, possiamo però imparare a riconoscerla.
Bellissima favola adatta anche a bambini piccoli; splendida se proposta ai ragazzi per provocare domande.
Fabian Negrin L’indovinello della tigre, Edizioni Corsare, 2022