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Il tunnel va attraversato

Anthony Browne è un grande narratore. È forse uno dei più grandi narratori per immagini al mondo. Ha una capacità di raccontare attraverso il colore, l’inquadratura e i particolari, veramente grandiosa. Un altro è un italiano ed è Roberto Innocenti. Anthony Browne in Il Tunnel (traduzione di Sara Saorin edito da Camelozampa) ci racconta la fiaba.

Il Tunnell della fiaba ha la struttura e l’impronta.

C’è un conflitto, raccontato fin dalle sguardie, così contrapposte eppure non così lontane, a ben guardare. C’è un adulto (che non si vede mai) che manda fuori. C’è una giungla urbana inquietante (non voglio svelarvi un paio di cosucce, cercatele con i bambini). E poi c’è il tunnel , il passaggio per eccellenza. È buio e inquietante, ma bisogna attraversarlo.

Andiamo con ordine. Due bambini (e soltanto l’incipit merita un inchino, scusate l’entusiasmo!), fratello e sorella. Sono molto diversi. Siamo sicuri? Tanto diversi non mi sembrano! Guardate bene i loro occhi e lo sguardo. Litigano spesso e si fanno i dispetti. La madre esasperata li caccia fuori di casa e li invita a darsi una calmata. I due sono costretti a stare insieme. Ciondolano per un po’ in uno spazio urbano pieno di cose spaventose (o è solo un’impressione?)

Il fratello scopre un tunnel, ci s’infila dentro e invita la sorella a seguirlo.  Rose, così si chiama la bambina ma lo scopriremo solo alla fine, non vorrebbe, ha paura. Il fratello non torna indietro. Lo aspetta un po’. Non sa cosa fare. Bisogna andare a cercarlo! Non si può evitare il tunnel, non si scansa la paura. D’altra parte c’è una realtà inquietante e spaventosa.  Un bosco dagli alti alberi grigio-marroni. Il bosco si fa sempre più spaventoso e minaccioso. I grossi tronchi assumono sembianze mostruose. I riferimenti alle fiabe sono tantissimi, disseminati e per niente rassicuranti.

Rose corre, ha paura. Quando sente che sta per cedere, vede il fratello. In uno spazio desolato e privo di natura (sullo sfondo un cielo grigio e delle ombre che potrebbero essere un bosco ma anche una città), Jack è stato pietrificato mentre corre, gridando.  

Rose non ci pensa due volte e compie l’azione salvifica che apre a un finale positivo e di riconciliazione.

Anthony Browne sceglie ancora una vota un lieto fine, non per sciocco buonismo (come qualcuno a una prima lettura potrebbe pensare), ma perché da acuto osservatore delle realtà dei bambini e da raffinato contastorie, sa che i conflitti vanno affrontati e la paura attraversata, solo così si cresce e ci si ritrova.

Un libro straordinario intriso di fiaba e di fiabe. Le immagini pullulano di rimandi; dal cappotto della bimba ai quadri, agli oggetti d’arredamento. Ci sono rimandi mitologici che sono un altro modo di narrare l’orrido, la paura, il viaggio.

Browne ci racconta una storia, usando una manciata di parole. La vera narrazione è nelle immagini e questo rende questo picturebook un’opera d’arte adatta a tutti. La paura, il passaggio, la necessità di affrontare la paura, l’andare in aiuto di chi ha bisogno con un gesto semplice ma fondamentale.  Così si sconfiggono i mostri e si resta umani.

Anthony Browne, Il Tunnel, traduzione di Sara Saorin, Camelozampa, 2021

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