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Qualcuno fermi Sandra!

La tredicesima estate di Gabriella Sköldenberg, traduzione di Samanta K. Milton Knowles, editato da Besisler Editore è romanzo potente e disturbante che ci mette di fronte alle nostre responsabilità educative. Quando dico nostre intendo della nostra società. Non concordo con chi sostiene che è la lontananza dei genitori e la loro assenza ha provocare atteggiamenti distruttivi nella coprotagonista di La tredicesima estate. Non è così nella realtà come non lo è nel romanzo. Sköldenberg racconta altro.

Sandra e Angelica sono cugine, hanno solo un anno di differenza. Tra loro c’è sempre stato un rapporto non equilibrato. Sandra, dispotica e manipolatrice, ha sempre avuto un atteggiamento di prevaricazione nei confronti di Angelica, che non è affatto passiva, semplicemente non ha gli strumenti per difendersi. Nessuno glieli ha insegnati.

<<La mamma mi dice sempre di dice sempre di dire di no quando non voglio fare quello che vuole Sandra, ma non mi ha mai spiegato come fare.>>

Tutte le estati Sandra e Angelica passano un lungo periodo a casa del nonno, scorrazzando nei prati, arrampicandosi sugli alberi e condividendo segreti e giochi.

Anche il compleanno lo festeggiano insieme.

Nell’estate che ci racconta Angelica (è lei la voce narrante) lei compirà tredici anni.  È agitata fin dalla partenza; l’emozione di ritrovare posti amati e l’eccitazione all’idea di passare un’estate selvatica e libera ma anche una sottile inquietudine, subito sopita, nel sapere di incontrare Sandra.

È incredibile coma Angelica sia l’unica che abbia realmente inquadrato la cugina e ne abbia intuito la pericolosità, ma poiché nessuno sembra accorgersi di nulla, lei che è poco più che una bambina, segue la corrente fino al tragico epilogo.

Il romanzo è il racconto di quell’estate. Un’estate piena di sole e girandole di cannella,  lucciole, corse, profumo di erbe selvatiche, bagni al lago e tuffi. Questo quadro allegro e spensierato è costellato di prevaricazioni, sfide, inganni, comportamenti dannosi mascherati da incidenti capitati per inesperienza e raccontati da Sandra con sguardo stupito e innocente. Sandra è calcolatrice, insinua dubbi, gioca la carta del senso di colpa, sfida “innocentemente ” la cugina costringendola a fare ciò che non vorrebbe, la umilia e spesso le sta addosso anche fisicamente.

<<Per tutto il resto della giornata mi gravita intorno, senza lasciare alcuno spazio tra di noi>>

Da parte sua Angelica è pienamente consapevole di ciò che sta accadendo ma come tutte le persone manipolate subisce il fascino e il potere della cugina, arriva addirittura a pensare di meritarselo!

Sandra non è il frutto di adulti distanti e non ascoltanti, Sandra è una manipolatrice (forse certi suoi comportamenti sono rafforzati dagli adulti assenti – e per assenti intendo anche che non mettono paletti – ma non causati). Angelica lo intuisce, come ho già detto. In realtà anche gli adulti sono consapevoli che “qualcosa non va”, però fingono di non accorgersene; cercheremo di capire perché.  La madre di Angelica ha assistito più volte agli comportamenti aggressivi, violenti e prevaricatori della nipote. Il nonno ha capito tutto. Allora perché nessuno fa nulla? Perché nessuno ferma Sandra prima che sia troppo tardi?

Questo è il nodo di questo romanzo. Descrive il fallimento e la deriva di un sistema educativo vago e vacuo. Un sistema che non è in grado di distinguere tra una monelleria/bravata e un’aggressione a tutti gli effetti.

<< Forse stai esagerando, Sven – interviene Rut posando una mano sulla spalla del nonno – Anche noi abbiamo fatto tante stupidaggini, quando eravamo piccoli – ma non così, bisbiglia il nonno>>.

Bisbiglia per non farsi sentire, perché non si può agire contro le Sandra, neanche per salvarle. Il relativismo educativo ha tolto ogni strumento agli adulti che annaspano in balia delle onde, come tappi di sughero, nella speranza che le Sandra nel mondo non imbraccino un fucile e non facciano una strage.

Quando si parla di relazione affettiva e ancor di più quando si parla di relazione con bambini e o ragazzi, l’ascolto totale è difficile, dire impossibile, perché loro vorrebbero la nostra approvazione e i nostri sguardi su di loro sempre (o per lo meno ogni volta che va a loro); vorrebbero sempre essere gratificati, ma ogni incontro è sempre anche uno scontro. Fino a che non ci riappropriamo (io per prima!) del coraggio di scontrarci con i bambini, anche a muso duro, testardi e fermi, rischiando di essere impopolari (e sentirci cattivi),  non potremo mai dialogarci. Sandra poteva essere fermata, bastava dire no (e farsi aiutare per aiutarla).

Se questo romanzo può essere, oltre che una “semplice” lettura, anche strumento di dialogo, lo sarà se si avrà il coraggio di dialogare intorno alle relazioni tossiche.

Un ottimo modo per parlare di affettività e rapporti.

La tredicesima estate inaugura la Collana Materie Prime, curata da Chiara Belliti, che propone storie che raccontano la nascita dei sentimenti e delle emozioni e l’incapacità di dominarli. I romanzi, scritti da autrici e autori sensibili ai grandi temi dell’adolescenza sono accompagnati da una riflessione finale. In questo primo romanzo, che apre la collana, la postfazione è firmata da Marco Dallari.

Gabriella Sköldenberg, La tredicesima estate, traduzione di Samanta K. Milton Knowles, Besisler Editore, 2022

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