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Un fratello incontrato per caso

Difficile definire questo libro. E già questo è un elemento a suo favore.

Come fratello e sorella di Karin Koch, tradotto da Alessandra Petrelli e editato da Beisler Editore è una storia che ha tante storie, dentro. È un libro a più strati

Juni è una ragazza di quasi quindici anni, vive con il padre e ha con la madre, che dopo il divorzio si è risposata, un rapporto conflittuale; fin qui tutto assolutamente normale tanto che inizialmente ti dici: e allora?

Un giorno, mentre è in metropolitana, Juni vede un ragazzo che tempo addietro era stato in classe sua per un progetto su i profughi. Si chiama Sahal e viene dalla Somalia. Si guardano e si riconoscono. La metro riparte e lei lo perde di vista; lo rincontrerà qualche giorno dopo. Nota che è stanco e zoppica.

Da quel momento in poi Juni cercherà di aiutare Sahal. Sente che deve farlo, sente che deve prendersi cura di lui.  Sahal che si guarda intorno come se fosse braccato, che vive per strada, sfuggendo a tutti e cercando di essere invisibile. Che ha fame e freddo. Sahal che probabilmente è un ragazzino come lei, anche se sembra più grande. Juni vuole essere d’aiuto, ma non sa cosa fare, va a caso; racconterà una montagna di bugie ai suoi genitori e a suo nonno, facendo preoccupare tutti e infrangendo anche qualche legge. Perché una ragazzina di quindici anni che non conosce le leggi, per aiutare può mettersi e mettere l’altro nei pasticci e perché a volte le leggi sono talmente assurde e irrazionali che una ragazzina di quindici anni può pensare di infrangerle senza conseguenze!

Una storia difficile nella quale Juni imparerà che non è così facile aiutare qualcuno e Sahal dovrà imparare a fidarsi; entrambi capiranno che, a volte, l’aiuto arriva da chi meno te lo aspetti.

Trovo molto bella e realistica la figura di Juni. Non è falsamente un’eroina e non è eccessivamente “alternativa” tanto da risultare falsa. Mi piacciono le figure degli adulti, realistici nel loro non sapere sempre che cosa fare e nel riuscire, poi, a fare la cosa giusta, quando serve.

Trovo molto realistico come è descritta la situazione dei profughi in particolare dei minori non accompagnati, preda di truffatori e di chi li usa per delinquere, soli e fragili nel momento in cui si ha bisogno di una famiglia, carichi del peso di coloro che sono morti e del dover aiutare chi si è sacrificato per farli fuggire. C’è tutto in questo splendido romanzo. Senza retorica.

Mi è piaciuto Come fratello e sorella perché riesce a coniugare le caratteristiche della storia d’avventura piena di colpi di scena, che tiene il lettore sul filo del rasoio, con una storia di denuncia sociale che racconta le ipocrisie del nord del mondo che si occupa dell’Africa povera a Natale o dei rifugiati per prendere un bel voto e con un romanzo di crescita e di presa di coscienza di che cosa vuol dire aiutare e del fatto che gli adulti, pur con i loro umani limiti, possono essere un ottimo sostegno, 

Si parla di famiglia, d’amore, di fiducia nei confronti degli adulti, di bisogno e necessità di dialogo. Si parla di profughi, di accoglienza, di leggi assurde ma pur sempre leggi. Si parla di noi europei che abbiamo dimenticato di essere stati profughi e del nostro sguardo pietoso e ipocrita nei confronti dell’ “Africa povera”.

Potete ascoltare la storia di Juni e Sahal anche che si su cellulare o tablet grazie all’App leggiEascolta Beisler.

Karin Koch, Come fratello e sorella, traduzione di Alessandra Petrelli, Beisler Editore 2021

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